Putin, Trump, il Mediterraneo: squilibri del terrore

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di Salvo Barbagallo

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Siamo abituati a leggere o a discutere di ciò che accade nel Mediterraneo quasi sempre in riferimento all’annosa e critica questione dei migranti e del loro ininterrotto flusso verso la Sicilia, flusso più o meno favorito e alimentato per inconfessabili e sconosciuti interessi di diversi Paesi. Altri interessi gravitano nell’area del bacino del Mediterraneo, tanti da far stazionare in forma stabile potenti Flotte militari dei principali cosiddetti Paesi leader del mondo, Stati Uniti d’America e Russia, con un dispendio economico sicuramente elevatissimo.

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Il P-8A Poseidon dislocato a Sigonella

Si verifica che, attenuatasi l’attenzione sulla Siria di Assad, e l’attenzione sulla lotta al Califfato nero jihadista in quelle martoriate regioni dove agiscono (di supporto) anche forze militari italiane, calata l’attenzione anche sull’ultimo terribile attentato di Barcellona dell’Isis e accentuata l’attenzione verso i gravi avvenimenti che riguardano le pericolose minacce belliche della Corea del Nord, quanto avviene nelle acque del Mediterraneo è quasi argomento secondario, in un certo senso marginale. È difficile trovare riscontri sui mass media, le informazioni vanno ricercate sui siti specializzati. E solo così facendo che si può avere un quadro che passa inosservato di ciò che accade nelle acque che circondano il nostro Paese.

L’ultima notizia appresa in ordine di tempo è stata data qualche giorno addietro dal sito Sputnik: Due dei più recenti sottomarini diesel della flotta del Mar Nero, il Kolpino e Velikij Novgorod, che ora compiono il passaggio dal mar Baltico alla flotta del mar Nero, saranno in servizio del Mediterraneo. I sottomarini sono accompagnati dal rimorchiatore di salvataggio della flotta del Baltico SAT-921. Si prevede che i sottomarini entreranno a far parte permanentemente della marina russa militare nel Mediterraneo.

Ma che consistenza ha la Flotta russa nel Mediterraneo? Possiamo averne consapevolezza rileggendo un articolo apparso su Aurorasito WordPress il 12 giugno scorso, che riteniamo utile riproporre nelle parti più salienti: La Marina russa rafforza la presenza nel Mediterraneo. Recentemente annunciava l’intento di aumentare il contingente da 10 a 15 navi. Questa maggiore attività è causa ed effetto dello sforzo della Marina per rianimare la Flotta del Mar Nero (BSF), praticamente moribonda solo pochi anni fa. Il 1° giugno, la TASS riferiva che l’attuale forza navale russa nel Mediterraneo comprende le fregate Proekt 11356 Admiral Grigorovich e Admiral Essen, il cacciatorpediniere Smetlivyj della classe Kashin, le navi d’assalto anfibio Tsezar Kunikov, Nikolaj Filchenkov e Azov, il sottomarino convenzionale Proekt 636.3 Krasnodar, cacciamine e imbarcazioni “anti-sabotaggio” non specificati, una petroliera e altre navi di supporto. Quindi non è chiaro quante navi russe ci siano oggi nel Mediterraneo. Il venerando Smetlivyj rientrava a Sebastopoli il 3 giugno, la nave opera nella BSF dal 1969 (…) non è previsto che Admiral Grigorovich, Admiral Essen e Krasnodar rientrino presto a Sebastopoli. Aderivano alla formazione mediterranea russa ai primi di aprile e a metà maggio rispettivamente (…)  L’attuale forza mediterranea della Russia è erroneamente chiamata squadrone come la precedente 5.ta Eskadra d’epoca sovietica. Tuttavia, la Marina Militare russa afferma che la sua presenza nel Mediterraneo è una formazione e non una grande formazione. Una formazione è tipicamente la divisione navale di 5-10 navi di superficie con un comando O-6. Una grande formazione, al contrario, è una componente importante della flotta, lo squadrone o eskadra con un comando O-7. Tale comando è tipicamente un passo avanti per un comandante della flotta. Contrariamente alla formazione odierna, la 5.ta Eskadra aveva normalmente 40-50 navi nel Mediterraneo durante la guerra fredda negli anni ’70 e ’80. Probabilmente più dell’intera BSF di oggi (…) Le cose sembrano un po’ migliorate con le due fregate Proekt 11356 della BSF. La terza, Admiral Makarov, dovrebbe aderire alla flotta quest’anno. La flotta ha il suo complemento in 6 nuovi sottomarini Proekt 636.3. Le corvette lanciamissili Zeljonyj Dol e Serpukhov entrarono in servizio alla fine del 2015. Altre dovrebbero seguire. La seconda nave d’intelligence Ivij Khurs, seconda Proekt 18280 Jurij Ivanov, dovrà sostituire la Liman, affondata presso Istanbul dopo la collisione con un cargo africano il 27 aprile (…) La TASS riferiva che il Primo Capitano Pavel Jasnitskij comanda la formazione mediterranea russa. È un ufficiale di terza generazione di 47 anni nato a Severomorsk, sede della flotta settentrionale (…).

E la VI Flotta USA di stanza nel Mediterraneo, come è composta? C’è da ricordare che ai tempi della Guerra fredda era una delle formazioni più potenti dell’apparato navale statunitense, e contava oltre sessanta novità. Oggi, secondo uno schema pubblicato da Sputnik, la VI Flotta USA conta su due navi comando, due portaerei, quattro incrociatori, quindici cacciatorpedinieri, cinque navi anfibie d’assalto, quattro sottomarini atomici, 175 aerei, 21.000 uomini, oltre un imprecisato numero di navi da trasporto e da supporto. Inoltre – come informa Franco Jacch in un suo servizio sul quotidiano Il Giornale – da Sigonella opera la nuova flotta antisom della Marina degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Dal settembre scorso, infatti, il Patrol Squadron 45 (VP-45), con sede nella Naval Air Station di Jacksonville, è stato schierato in Sicilia a sostegno delle attività della Sesta flotta statunitense. È il primo impiego operativo di uno squadrone equipaggiato con i P-8A Poseidon nella regione dopo la transizione dai P-3C Orion (…) l’obiettivo dei nuovi pattugliatori marittimi è la flotta russa nel Mediterraneo e, particolarmente, i sottomarini diesel-elettrici di quinta generazione classe Varshavyanka, progettati per svolgere missioni anti-sommergibile in ruolo hunter killer. Notizie importanti che i giornali regionali siciliani (per non parlare dei giornali nazionali) non hanno mai fornito, così come non hanno mai denunciato la progressiva militarizzazione da parte degli USA della Sicilia.

Le due superpotenze che operano nel Mediterraneo, come può notarsi, si fronteggiano con forze impari: il ruolo del leone lo hanno gli USA, che possono contare anche sul dispiegamento bellico e di intelligenze nella piattaforma naturale che si chiama Sicilia.

È forse questo squilibrio che dovrebbe preoccupare…

 

 

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One Thought to “Putin, Trump, il Mediterraneo: squilibri del terrore”

  1. Articolo interessante per l’aggiornamento che fornisce su questioni di estremo interesse politico e strategico. Noi, che amiamo il Mediterraneo e i tutti i popoli rivieraschi, auspichiamo quanto scritto da Fernand Braudel: “Il Mediterraneo sarà come lo vorranno i popoli mediterranei”. Tuttavia, se i popoli mediterranei restano divisi e militarmente contrapposti, e i loro governi asserviti a questa o a quell’altra superpotenza, il Mediterraneo sarà come vorranno che sia le superpotenze già presenti e altre che potranno arrivare, fra non molto. Nel 1995 in un libro, ” Il Mediterraneo”, scritto col prof. Bichara Khader, (Univ. di Lovanio), ipotizzammo la creazione di una “zona economica comune” e di un’Assemblea dei popoli mediterranei. Si rafforzerebbero la pace e la cooperazione economica, tecnica e culturale e si darebbero dignità e sovranità alla “comunità” mediterranea. Cari saluti. Agostino Spataro

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